Indice
- Che cos’è la tiroide e a cosa serve
- Cos’è l’ipertiroidismo del gatto e quali sono le cause
- Sintomi dell’ipertiroidismo nel gatto
- Diagnosi dell’ipertiroidismo nel gatto
- Cura e trattamento dell’ipertiroidismo nel gatto
- L’alimentazione specifica per l’ipertiroidismo nel gatto
- FAQ – Domande e risposte sull’ipertiroidismo del gatto
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L’ipertiroidismo felino è una condizione abbastanza comune nei gatti, specie in quelli più anziani. Generalmente, se trattata precocemente, questa patologia può ottimamente essere controllata e consentire una vita normale al tuo amico felino.
In questa guida imparerai a comprendere in cosa consiste l’ipertiroidismo dei gatti e come si manifesta nonché a riconoscere per tempo i vari sintomi che possono anticipare questa condizione.
Che cos’è la tiroide e a cosa serve
La tiroide è una piccola ghiandola con aspetto simile a quello di una farfalla, presente nei mammiferi nella regione cervicale, subito al davanti della trachea, in genere composta da due lobi.
La tiroide, proprio come nell’uomo, esplica la sua funzione anche nel gatto tramite la secrezione di importanti ormoni che, riversati nel sangue, vanno ad agire su determinati organi bersaglio, stimolandoli.
In particolar modo, la tiroide e le paratiroidi del gatto producono degli ormoni che possono agire a distanza sul cuore, sul fegato, sul pancreas e sulla maggior parte degli altri organi e tessuti presenti nell’organismo.
Lo stimolo cardine per la produzione degli ormoni tiroidei giunge dall’ipofisi, una piccolissima quanto essenziale ghiandola posta alla base dell’encefalo che, tramite delle sostanze denominate liberine, impartisce alla tiroide il comando di sintetizzare gli ormoni tiroidei T3 e T4.
L’ormone T4 è l’ormone tiroideo più concentrato a livello plasmatico mentre l’ormone T3 rappresenta la forma più attiva sul piano biologico e deriva proprio dal T4; entrambi gli ormoni, in maniera sinergica, influiscono in differenti modi nell’organismo, come ad esempio:
- Accelerano i processi metabolici: Gli ormoni tiroidei in eccesso aumentano il metabolismo basale del gatto, accelerando tutte le reazioni biochimiche dell’organismo e causando un aumento del consumo energetico a riposo.
- Incrementano il dispendio energetico e il movimento: L’iperattività metabolica stimola il sistema nervoso, portando il gatto a manifestare irrequietezza, iperattività e movimenti nervosi costanti, contribuendo alla perdita di peso.
- Influiscono sul consumo di zuccheri e grassi: L’eccesso di ormoni tiroidei altera il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi, accelerando la mobilizzazione e il consumo delle riserve energetiche con conseguente deplezione dei tessuti adiposi.
- Hanno un ruolo attivo nei processi di sviluppo e differenziazione di cellule: Anche negli adulti, gli ormoni tiroidei continuano a influenzare i tessuti nervosi e connettivali, e in eccesso possono alterare questi processi causando danni tissutali progressivi.
- Agendo direttamente a livello cardiaco: L’effetto cronotropo positivo degli ormoni tiroidei causa tachicardia persistente (spesso >200 battiti/min) e aumenta la contrattilità cardiaca, predisponendo a cardiomiopatie e insufficienza cardiaca.
Quando questi ormoni sono prodotti in maniera eccedente, come vedremo, si può scaturire nell’ipertiroidismo felino: una condizione a volte silente ma potenzialmente in grado, se non trattata, di ridurre l’aspettativa di vita del gatto.
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Cos’è l’ipertiroidismo del gatto e quali sono le cause
Come si intuisce dal nome, l’ipertiroidismo felino consiste nella sovrapproduzione di ormoni prodotti dalla ghiandola tiroide dei gatti, più spesso in gatti anziani, che hanno già superato i 12 anni di età.
Così come l’ipertiroidismo nei cani, quando gli ormoni tiroidei (ormone T3 e ormone T4) sono formati in eccesso, si viene a instaurare una condizione di “tossicità”, in cui gli organi del corpo sono stimolati oltre il limite da questi ormoni, iper-funzionando e portando una serie di problemi all’organismo.
Di norma, infatti, questi ormoni agiscono incrementando il metabolismo, favorendo il dispendio energetico del felino e favorendo il rialzo della temperatura interna.
Se hai notato invece che il tuo gatto è molto spesso stanco e poco attivo potrebbe trattarsi al contrario di ipotiroidismo in cui il deficit di questi ormoni rallenta il metabolismo e inibisce ogni tipo di movimento.
Se ti chiedi quale sia la causa dell’ipertiroidismo che hai sospettato o che ti è stato diagnosticato per il tuo gatto, molto spesso si tratta di un tumore benigno o maligno che colpisce le cellule responsabili della produzione di questi ormoni, inducendo come effetto finale una iper-produzione degli ormoni stessi.
Di recente, è stato anche messo in luce l’ipotetico ruolo del rivestimento in alluminio o sostanze affini delle scatolette contenenti cibo per gatti.
Pare infatti che l’alimentazione dei nostri amici gatti influisca direttamente sulla produzione degli ormoni da parte della tiroide, non solo tramite l’effetto tossico dell’alluminio ma anche per via dell’alimentazione poco wild che i gatti ricevono nell’ambiente domestico, dove spesso sono anche sedentari.
Queste ricerche devono ancora trovare conferma sperimentale ma, come vedremo più tardi, sarebbe saggio per ora limitare l’utilizzo di scatolette rivestite in alluminio o silicio.
Libretto veterinario
Sintomi dell’ipertiroidismo nel gatto
L’ipertiroidismo rappresenta una delle patologie endocrine più comuni nei gatti anziani, caratterizzata da un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei (tiroxina T4 e triiodotironina T3) da parte della ghiandola tiroide. Questa condizione si verifica tipicamente a causa di un’iperplasia adenomatosa o, meno frequentemente, di un adenoma o carcinoma tiroideo.
a natura sistemica di questa patologia rende spesso difficile per i proprietari riconoscerne i segni precoci, confondendoli con normali cambiamenti legati all’invecchiamento. Inoltre, la progressione può essere lenta e insidiosa, con sintomi che si intensificano gradualmente nel corso di mesi o anni. È fondamentale una diagnosi tempestiva poiché, se non trattato, l’ipertiroidismo può portare a gravi complicazioni cardiache, renali e metaboliche, compromettendo significativamente la qualità di vita del gatto e riducendone l’aspettativa di vita.
- Perdita evidente di peso: Il dimagrimento progressivo e spesso drammatico si verifica nonostante l’aumentato apporto calorico, poiché l’elevato metabolismo indotto dagli ormoni tiroidei causa un consumo accelerato delle riserve energetiche e dei tessuti muscolari.
- Aumento della fame e dell’appetito: L’iperfagia si manifesta come voracità estrema, con il gatto che richiede insistentemente cibo, può rubare alimenti, frugare nei rifiuti o manifestare comportamenti aggressivi durante i pasti a causa dell’aumentato fabbisogno calorico non soddisfatto.
- Aumento della sete, della frequenza nell’urinare e nella quantità di urine emesse: La polidipsia e poliuria derivano dall’effetto degli ormoni tiroidei sulla filtrazione renale e dalla disidratazione secondaria all’ipermetabolismo, con il gatto che può bere da fonti insolite e urinare fuori dalla lettiera.
- Vomito frequente e poco abbondante: Gli episodi di vomito, spesso a digiuno o subito dopo i pasti, sono causati dall’iperattività gastrointestinale e dall’eccessiva velocità nell’ingestione del cibo, contribuendo ulteriormente al deterioramento dello stato nutrizionale.
- Feci diarroiche e poco formate: L’accelerato transito intestinale impedisce il normale assorbimento dei nutrienti e l’adeguata formazione delle feci, risultando in deiezioni molli, maleodoranti e più frequenti del normale.
- Iperattività e nervosismo: Il gatto manifesta irrequietezza, difficoltà a rilassarsi e riposare, miagolii frequenti e intensi, e reazioni esagerate agli stimoli esterni, comportamenti derivanti dall’effetto eccitatorio degli ormoni tiroidei sul sistema nervoso centrale.
- Alterazioni comportamentali: Aggressività immotivata, vocalizzazioni eccessive (specialmente notturne), alterazione del ciclo sonno-veglia e comportamenti ripetitivi o compulsivi possono segnalare il disagio neurologico associato alla patologia.
Diagnosi dell’ipertiroidismo nel gatto
La diagnosi dell’ipertiroidismo felino, qualora avvenga in tempi rapidi, può sicuramente migliorare l’aspettativa di vita del gatto, impostando precocemente la terapia più opportuna
Generalmente, il veterinario, dopo aver proceduto all’accurata ispezione e palpazione della ghiandola tiroide (la quale è generalmente ingrossata e tumefatta), richiede il dosaggio degli ormoni tiroidei nel sangue.
Questi ultimi sono sempre elevati (anche di 5-6 volte i valori standard) a conferma dell’iperproduzione degli stessi, e ciò è sufficiente per la diagnosi.
La terapia dell’ipertiroidismo nel gatto si avvale di una fase di prevenzione che esamineremo tra poco e di una terapia farmacologica nella quale, alcuni farmaci come il tiamazolo e il carbimazolo sono somministrati più volte a settimana, fino a miglioramento dei sintomi da valutare dopo almeno tre mesi dall’inizio della terapia.
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Cura e trattamento dell’ipertiroidismo nel gatto
L’ipertiroidismo felino, una volta diagnosticato, può essere gestito efficacemente attraverso diverse opzioni terapeutiche. La scelta del trattamento più appropriato dipende da vari fattori, tra cui l’età del gatto, la presenza di patologie concomitanti, i costi e le preferenze del proprietario.
- Terapia combinata: Approccio che integra più metodi terapeutici, particolarmente utile in casi complessi o con patologie concomitanti.
- Terapia farmacologica: Farmaci antitiroidei come metimazolo o carbimazolo che bloccano la sintesi degli ormoni tiroidei. Richiedono somministrazione quotidiana e monitoraggio regolare, ma sono reversibili e non invasivi.
- Terapia radiometabolica: Trattamento con iodio radioattivo (I-131) che distrugge selettivamente il tessuto tiroideo iperattivo. Offre una cura definitiva in una singola sessione, ma richiede strutture specializzate e un breve periodo di isolamento.
- Intervento chirurgico: Tiroidectomia parziale o totale che rimuove fisicamente il tessuto tiroideo anomalo. Fornisce risultati immediati ma comporta rischi anestesiologici in gatti anziani.
- Dieta ipoiodica: Alimentazione a ridotto contenuto di iodio che limita la produzione di ormoni tiroidei. Opzione non invasiva ma richiede adesione rigorosa ed esclusiva alla dieta prescritta.
L’alimentazione specifica per l’ipertiroidismo nel gatto
Per prevenire un ipertiroidismo già in atto nell’organismo del gatto o per curarlo, si consiglia sempre di impostare un’alimentazione specifica per l’ipertiroidismo felino. Questa strategia nutrizionale rappresenta sia un supporto fondamentale alle terapie tradizionali sia, in alcuni casi selezionati, un approccio terapeutico autonomo. La gestione alimentare si concentra principalmente sulla riduzione dell’apporto di iodio, elemento essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei, e sull’eliminazione di potenziali interferenti endocrini presenti in alcuni alimenti commerciali.
Le diete a ridotto contenuto di iodio sono specificamente formulate per limitare la disponibilità di questo minerale, mantenendolo sotto i 0,3 mg/kg di alimento. Questi prodotti commerciali specializzati hanno dimostrato efficacia nel normalizzare i livelli di T4 in circa l’80% dei gatti con ipertiroidismo lieve o moderato entro 4-12 settimane dall’inizio del trattamento. È fondamentale che questa dieta sia seguita in modo esclusivo, senza integrazioni o snack aggiuntivi che potrebbero compromettere l’efficacia terapeutica. Il veterinario monitorerà periodicamente i valori ematici per valutare la risposta al trattamento e apportare eventuali modifiche.
Introduzione di alimenti freschi e naturali
Una dieta casalinga sotto supervisione veterinaria può rappresentare un’alternativa valida per controllare con precisione l’apporto di iodio. Questo approccio prevede l’utilizzo di carni magre (pollo, tacchino, coniglio) private della pelle, carboidrati a basso indice glicemico (riso, patate) e l’integrazione con calcio, taurina e vitamine essenziali. La preparazione casalinga consente di evitare additivi indesiderati e di modulare con precisione l’apporto nutritivo in base alle esigenze specifiche del paziente.
Controllo del peso e dell’apporto calorico
Nei gatti ipertiroidei è frequente osservare un significativo calo ponderale nonostante l’aumento dell’appetito. L’alimentazione dovrà quindi fornire un adeguato apporto calorico, generalmente superiore al fabbisogno standard, con un contenuto proteico elevato (35-45%) e di alta qualità per contrastare il catabolismo muscolare. Il monitoraggio regolare del peso corporeo e della massa muscolare permetterà di adeguare l’apporto calorico alle necessità metaboliche in evoluzione.
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FAQ – Domande e risposte sull’ipertiroidismo del gatto
Con trattamento adeguato e tempestivo, un gatto con ipertiroidismo può vivere altri 3-5 anni dopo la diagnosi, spesso raggiungendo un’età normale per i gatti anziani.
Le terapie per l’ipertiroidismo nel gatto sono generalmente molto efficaci, con il trattamento con iodio radioattivo che offre tassi di guarigione fino al 95%, mentre la terapia farmacologica controlla i sintomi nel 90% dei casi.
Sì, un gatto può vivere senza tiroide dopo una tiroidectomia totale, ma necessiterà di supplementazione ormonale a vita (levotiroxina) per sostituire gli ormoni tiroidei mancanti.
L’ipertiroidismo nel gatto si riconosce da perdita di peso nonostante l’aumento dell’appetito, iperattività, sete eccessiva, vomito occasionale e mantello trasandato, confermabile con esami del sangue specifici.
L’ipertiroidismo causa nel gatto perdita di peso, polifagia, polidipsia, vomito, diarrea, iperattività, irritabilità, aumento della frequenza cardiaca e complicazioni cardiache, renali ed epatiche se non trattato.
Se non curato, l’ipertiroidismo progredisce causando grave deperimento, insufficienza cardiaca congestizia, ipertensione, danni renali e epatici, con significativo deterioramento della qualità di vita fino al decesso.
Il monitoraggio dell’ipertiroidismo nel gatto prevede controlli periodici dei livelli di T4, esami ematici completi, valutazione della funzionalità renale, monitoraggio cardiaco e controllo regolare del peso e dei sintomi clinici.