La clamidia nel gatto: contagio, sintomi, cura e prevenzione

La clamidia nel gatto è un’infezione batterica contagiosa causata dalla Chlamydia Felis che colpisce principalmente gli occhi, provocando congiuntivite inizialmente monolaterale poi bilaterale con secrezioni sierose e purulente. I sintomi includono palpebre gonfie, occhi arrossati e chiusi, oltre a possibili secrezioni nasali, tosse e starnuti. Il contagio avviene tramite contatto diretto con animali infetti o oggetti contaminati. La diagnosi richiede visita veterinaria con test specializzati come PCR. Il trattamento prevede antibiotici orali per 3-4 settimane. Esiste un vaccino ma non sempre raccomandato. La prevenzione si basa sull’evitare ambienti a rischio e contatti con oggetti contaminati.
La clamidia nel gatto sintomi contagio e cura

La clamidia felina è un’infezione batterica causata da Chlamydia Felis, batterio che non sopravvive facilmente nell’ambiente esterno. Il contagio avviene attraverso contatto stretto con animali infetti, secrezioni oculari e nasali, starnuti, o tramite oggetti contaminati come ciotole. È molto contagiosa in ambienti con più gatti. L’incubazione dura 2-10 giorni. Il batterio può rimanere latente e riattivarsi durante situazioni stressanti, gravidanza o allattamento, causando recidive e infezioni persistenti nel tempo.

I sintomi iniziali includono congiuntivite che interessa prima un occhio poi entrambi, con scolo sieroso e mucopurulento giallognolo. Gli occhi appaiono arrossati, gonfi, con palpebre tumefatte e tendenza a rimanere chiusi. Altri segni sono secrezioni nasali mucose, tosse, starnuti, febbre, stanchezza e perdita di peso. I sintomi oculari possono durare 10-15 giorni ma spesso recidivano. La malattia colpisce principalmente gatti tra 5 settimane e 9 mesi ma può interessare anche animali adulti.

La terapia prevede antibiotici orali somministrati per 3-4 settimane, continuando anche dopo la risoluzione dei sintomi per eliminare completamente il batterio. Gli antibiotici sistemici sono più efficaci di quelli topici. Nei casi gravi il veterinario può prescrivere colliri o unguenti oftalmici. La diagnosi si effettua tramite esame fisico, test lacrimale di Schirmer, colorazione con fluoresceina e tampone congiuntivale con eventuale PCR laboratoriale. È essenziale completare l’intero ciclo antibiotico per prevenire recidive e infezioni croniche.

La prevenzione include evitare contatto con gatti infetti e oggetti contaminati, mantenere igiene degli ambienti e delle ciotole. Esiste un vaccino specifico ma non garantisce protezione completa e non è indicato per tutti i gatti: sconsigliato per animali malati, gravidi o immunodepressi. Raccomandato solo per gatti ad alto rischio o in ambienti con focolai precedenti, con richiami annuali. Importante praticare buona igiene personale dopo contatto con gatti sospetti, anche se il rischio di trasmissione all’uomo è basso.

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Di solito la clamidiosi felina dura in media 3 settimane, ma ci sono numerosi fattori che influiscono sui tempi di questa malattia. Con molte probabilità la malattia può diventare recidiva e se un gatto non è curato adeguatamente può continuare ad essere infetto anche dopo svariate settimane dall’infezione

Una volta che il veterinario ha diagnosticato la presenza del Chlamydia felis nel tuo gatto, prescriverà un trattamento antibiotico orale in base alle caratteristiche dell’animale, allo stato della malattia e alla eventuale presenza di allergie note. Il trattamento antibiotico durerà dalle 4 alle 5 settimane, anche oltre la remissione dei sintomi della malattia. Oltre a questo, il veterinario può valutare di prescrivere delle gocce o un unguento da far assumere per via orale al gatto o da applicare sugli occhi.

Tra i rimedi naturali per la clamidia nel gatto, ci sono in commercio degli integratori alimentari naturali in grado di rafforzare il sistema immunitario del vostro animale. Come nel caso degli antibiotici, anche per questi è consigliato sentire il parere del veterinario per evitare che alcune sostanze presenti negli integratori, contrastino la cura antibiotica o rechino fastidio e danni al gatto.

Si possono prendere delle precauzioni contro la clamidiosi felina come non esporre il gatto ad ambienti a rischio e non farlo entrare in contatto con oggetti che possono essere utilizzati da animali potenzialmente infetti, come per esempio le ciotole di cibo lasciate all’aperto. Se il veterinario lo consiglia si può anche ricorrere al vaccino.

La clamidia nel gatto, o clamidiosi felina, è un’infezione batterica molto contagiosa e molto diffusa, causata da un batterio chiamato Chlamydia Felis. Colpisce soprattutto gli occhi dei gatti, ma può avere ripercussioni anche sul loro apparato respiratorio. Occhi arrossati e bisogno di tenerli spesso chiusi sono due segnali che spesso indicano la presenza di clamidia nel gatto.

L’intervento tempestivo del veterinario può risolvere questa patologia in poco tempo, senza correre il rischio che il gatto peggiori e che abbia conseguenze polmonari anche gravi. Se non affrontata efficacemente e nei tempi giusti, infatti, la clamidiosi felina può portare a congiuntiviti permanenti e contribuire allo sviluppo dell’influenza felina.

La Chlamydia Felis è considerata la causa principale di congiuntivite acuta e cronica nei gatti, soprattutto in caso di convivenza in gruppo, e colpisce sia gatti randagi, sia quelli tenuti in casa, di razza e non. Fortunatamente la clamidia felina non è un’infezione che i gatti possono trasmettere agli esseri umani, ma gli effetti per i nostri amici gatti possono essere anche gravi. Per tenere sotto controllo lo stato di salute del tuo animale puoi usare il libretto veterinario messo a disposizione da DoctorVet: avrai tutte le informazioni necessarie e potrai contattare un esperto veterinario, se necessario.

I sintomi della clamidia nel gatto

Sebbene la clamidia nel gatto si presenti in un’età compresa tra le 5 settimane ai 9 mesi, anche gatti più grandi ne possono essere colpiti. I principali segni clinici di questa infezione possono interessare solo gli occhi o anche solo il tratto intestinale del gatto. I primi sintomi della clamidia nel gatto sono la congiuntivite che inizialmente interesserà solo un occhio, con abbondante scolo di siero e muco. Dopo una prima fase che interessa solo un occhio, successivamente questo si estenderà anche all’altro occhio, con pus e liquido di color giallognolo.

Dal punto di vista comportamentale, si noterà nel gatto la tendenza ad avere gli occhi chiusi, un rigonfiamento delle palpebre e un arrossamento degli occhi. Si è visto che i sintomi oculari tendono ad andar via in 10 o 15 giorni, ma possono ripresentarsi, soprattutto nelle gatte in concomitanza del parto e durante l’allattamento.

Oltre a questi possono comparire altri sintomi, non strettamente relativi agli occhi, come secrezioni di muco dalle narici, tosse e starnuti. Anche febbre, stanchezza e perdita di peso possono essere sintomi legati alla presenza della clamidia nel gatto.

I sintomi della clamidia nel gatto
I sintomi della clamidia nel gatto sono visibili: una congiuntivite vistosa con abbondante siero e muco. La clamidia tende ad estendersi su tutti e due gli occhi, generando anche un pus giallognolo.

Come avviene il contagio della clamidia nei gatti?

Il batterio Chlamydia Felis non sopravvive facilmente all’esterno, per questo il contagio perché avvenga necessita di un contatto stretto con l’animale infetto. Nonostante ciò, il contagio può avvenire anche attraverso oggetti contaminati, tramite starnuti e secrezioni, per questo bisogna fare attenzione agli ambienti che il gatto frequenta.

Infine, la trasmissione della Clamidia felina per via venerea non è stata ancora del tutto accertata. L’incubazione va dai 2 ai 10 giorni e data la capacità di questo batterio di entrare in equilibrio con il gatto che lo ospita, porta spesso a recidive, infezioni persistenti e possibilità di riattivazioni, soprattutto a seguito di situazioni stressanti.

Diagnosi della clamidia felina

Se sospetti che il tuo gatto abbia contratto il Chlamydia Felis, occorre portarlo dal veterinario, che eseguirà un attento esame fisico dell’animale, con visita approfondita agli occhi. Il medico veterinario può eseguire una colorazione con fluoresceina per verificare la presenza di un graffio corneale o un test lacrimale di Schirmer per valutare la produzione di lacrime del gatto. Questo perché un graffio corneale può anche causare un aumento della secrezione oculare e della necessità nel gatto di tenere gli occhi socchiusi.

I gatti possono sviluppare un graffio o un’ulcera corneale sfregandosi l’occhio e graffiandolo accidentalmente, quindi un test di colorazione con fluoresceina positivo non indica per necessariamente un’infezione da clamidia.

Il veterinario può anche prelevare tamponi della congiuntiva del gatto per esaminare le cellule al microscopio per verificare la presenza di segni di infezione. Per diagnosticare in modo più definitivo la clamidia nel tuo gatto, il veterinario può anche inviare questi tamponi a un laboratorio per un test specializzato chiamato reazione a catena della polimerasi (PCR). Questo test amplifica i batteri sul tampone in modo che il laboratorio possa identificarli.

causa clamidia nel gatto
Per identificare la clamidia nel gatto si prelevano dei campioni tramite tampone per esaminarli al microscopio.

Curare la clamidia nel gatto e le precauzioni da prendere

Se al tuo gatto viene diagnosticata la clamidia, la prima scelta di trattamento del veterinario sarà un antibiotico orale prescritto in base alle caratteristiche e alle eventuali allergie dell’animale. L’infezione da Clamidia nei gatti, infatti, è trattata in modo molto efficace con gli antibiotici, soprattutto gli antibiotici sistemici sono più efficaci del trattamento topico locale.

Gli studi hanno dimostrato che il trattamento antibiotico deve essere mantenuto per 3/4 settimane per garantire l’eliminazione del batterio dall’organismo del gatto e il veterinario può stabilire che il trattamento venga prolungato anche oltre la risoluzione dei segni clinici. Nei casi in cui il gatto presenta dei sintomi più gravi, il veterinario può anche prescrivere delle gocce o un unguento per migliorare la condizione dei suoi occhi.

Sebbene il batterio Chlamydia felis sia adattato per infettare i gatti e il rischio che l’essere umano possa contrarre la clamidia dal proprio gatto sia basso, è caldamente consigliato praticare una buona igiene dopo aver maneggiato un gatto con clamidia o sospetta clamidia.

come curare la clamidia al gatto
Per curare la clamidia al gatto normalmente si prescrive un ciclo di antibiotici. Nei casi più gravi o quando il veterinario lo ritiene necessario si ricorre a specifiche gocce, pomate e unguenti.

Per prevenire la comparsa della clamidia nel gatto, occorre prestare molta attenzione agli ambienti che il gatto frequenta e alla presenza di altri gatti. Data l’elevata contagiosità della malattia, anche il contatto con oggetti usati da gatti infetti è pericoloso, come le ciotole di cibo lasciate all’aperto.

Esiste un vaccino per la clamidia nel gatto, ma non fornisce una protezione completa dai batteri e deve essere consigliato dal veterinario dietro attento esame clinico del gatto. Ci sono poi casi in cui è fortemente sconsigliato il vaccino, come per esempio per i gatti già malati, per le gatte in stato di gravidanza e per animali con deficit immunitari.

La vaccinazione per la Clamidiosi, infatti, non viene effettuata in tutti i gatti, ma è raccomandata per quelli che vivono in ambienti particolarmente esposti o in cui in passato vi sono stati dei focolai della malattia. Inoltre per i gatti che sono a continuo rischio di infezione sono consigliati dei richiami annuali.

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